Al fine di collocare i trattati istitutivi dell’Unione europea e della Comunità europea in una prospettiva storica, è necessario far riferimento alla situazione politico-economica degli Stati europei alla fine della seconda guerra mondiale. Infatti, l’economia di questi Stati risultava gravemente compromessa, non soltanto per le potenze sconfitte ma anche per quelle che ne erano uscite vincenti.
Il problema della ricostruzione economica interessava i vari Stati sotto due aspetti, la ripresa economica dell’Europa avrebbe permesso la creazione di nuovi mercati verso cui orientare le esportazioni statunitensi e si sarebbe formata una fascia di Stati legati economicamente e politicamente all’America in funzione di barriera da opporre all’altro blocco politico che si stava delineando tra i paesi dell’Europa orientale (potenza sovietica).
La proposta di aiuto da parte degli Stati Uniti trovò la sua ufficializzazione nel 1947 attraverso il Piano Marshall che prevedeva gli stanziamenti di denaro agli Stati Europei a patto che questi li utilizzassero congiuntamente.
Alla proposta americana aderirono sedici Stati e nel 1948 si creò l’OECE (organizzazione europea per la cooperazione economica) con sede a Parigi, con l’intento di creare le condizioni necessarie per la realizzazione del programma comune di ricostruzione economica.
Il programma prevedeva:
- la progressiva liberalizzazione degli scambi commerciali tra gli Stati membri cercando di eliminare i possibili ostacoli al commercio.
- Agevolare le forme di pagamento.
Questi obiettivi portarono alla pubblicazione del “Codice della liberalizzazione” e del “Codice della liberalizzazione dei movimenti capitali”.
Tuttavia l’OECE non riuscì a risolvere tutti i problemi relativi alla cooperazione economica fra gli Stati europei e sorsero varie difficoltà nell’adozione di alcune decisioni per l’approvazione delle quali era necessario avere l’unità dei consensi e in aggiunta fu evidente la mancanza di un organo preposto che controllasse il corretto adempimento alla norme.